Danzare il tempo

per una storia fantastica di Cavezzo a partire dalla realtà dei luoghi
attraverso teatro, canto, musica, immagini, racconti

esito finale del laboratorio condotto da Elena Bucci

La Biblio, Cavezzo (MO) - 9 ottobre 2014
in occasione di "Vie Festival"

laboratorio promosso da Emilia Romagna Teatro Fondazione e dalla Regione Emilia-Romagna in collaborazione con il Comune di Cavezzo nell'ambito del progetto "Scena solidale"

scrittura scenica e guida del laboratorio Elena Bucci


a partire dalla drammaturgia originale creata nel corso del lavoro

da immagini a cura del Circolo Fotografico di Cavezzo

da suggestioni derivate da documenti, scritti, romanzi e opere poetiche


registrazioni audio, musica e cura del suono Raffaele Bassetti

riprese video e aiuto Nicoletta Fabbri

cura del progetto per Emilia Romagna Teatro Fondazione Diletta Venturelli - accoglienza del progetto, ricerca di documenti e scritti personali Lisa Luppi, Assessore alla Cultura del Comune di Cavezzo - aiuto all'organizzazione Franca Pacchioni, direttrice della compagnia Teatro Insieme di Cavezzo

musiche alla fisarmonica dal vivo Maurizio Mugnai

documentazione fotografica del laboratorio Mauro Reggiani, Presidente del Circolo Fotografico di Cavezzo - 
ricerca di immagini Franco Ratino, Alberto Pivanti, Paolo Ziviani, Giuseppe Zucchi del Circolo Fotografico di Cavezzo

in scena Camilla Cavazzoni, Gloria Forghieri, Sara Gallini, Emilia Lodi, Massimo Miglioli, Maurizio Mugnai, Franca Pacchioni, Marino Paltrinieri, Paola Patruno, Mauro Reggiani, Maria Chiara Sabattini, Morena Stradi

partecipano Elena Bucci, Nicoletta Fabbri
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L'incontro
Ricordo molto bene il mio primo viaggio a Cavezzo: lo sgomento creato dalle ferite scritte nel paesaggio ha trovato risposta nel fulcro energetico del gruppo che ho incontrato e che già da tempo ricostruiva, ricominciava, ascoltava, rinnovava.

Sono nata nella bassa Romagna e ho ritrovato a Cavezzo climi, odori, case, atmosfere molto simili: la palude è svanita da un tempo relativamente breve e ancora rimane nell'aria un sentire ruvido e solidale creato dalla miseria e dalla tenacia, dall'allegria e dalla selvatichezza.

Accompagnata dai collaboratori di ERT, ho trovato accoglienza, entusiasmo e una forza di reazione e di impegno culturale fuori dalla norma. Ricordo di avere pensato che le persone che stavo imparando a conoscere non avevano bisogno di nulla, data l'energia con la quale stavano reagendo ad un evento che aveva spezzato il tempo in due: prima e poi.
 Non solo.
Il sisma aveva spezzato una consuetudine che pareva acquisita per sempre e aveva illuminato di luce cruda molte verità, aveva messo in luce cose inutili e cose irrinunciabili, aveva evidenziato caratteri e scelte, chiusure e generosità.

Poi, cominciando a lavorare, il mio viaggio personale dedicato a scoprire gli strumenti di crescita e di conoscenza del teatro e dell'arte in genere ha trovato ancora una volta il suo senso e la sua armonia. Si è incrociato con quello del gruppo e dei singoli, generando una reciproca meraviglia, una gioia sincera, evidenziando blocchi, ostacoli, traumi, possibilità di evoluzione.

Il sisma si è rivelato più volte come un evento drammatico, ma in alcuni casi anche come una dolorosa possibilità di evoluzione. Alcuni hanno sentito la necessità di avvicinarsi gli uni agli altri, altri hanno sentito un rinnovato bisogno di comunicare, il gruppo di teatro ha voluto fare un film, qualcuno ha cominciato o ricominciato a scrivere, molti hanno realizzato quanto l'arte sia una necessità imprescindibile, come lo sono il bisogno di sognare l'utopia e di migliorare il mondo per quanto è possibile.

Ognuno ha partecipato con piacere, impegno e autenticità rara, raccontando, cantando, recitando, fotografando, scrivendo, danzando.
Data la qualità di questa adesione, ho deciso di entrare anch'io dentro la tessitura della prova aperta, tentando di restituire con il massimo di aderenza il senso di un incontro e di una trasmissione di esperienze.

I temi del laboratorio
Per motivi a volte chiari a volte misteriosi, alcuni luoghi diventano più importanti di altri per la vita di una comunità e per la vita di ciascuno di noi. Possono diventarlo per bellezza o per orrore, per casualità, ricordi, speranze, paure, fascino di persone e avvenimenti.
Se ci fermiamo ad ascoltare e mettiamo in moto l'immaginazione possiamo sentirli narrare di tutte le loro trasformazioni nel tempo, di grandi storie, di guerre e ricostruzioni, di terremoti e rinascite e allo stesso tempo possiamo sentirli sussurrare storie personali, amicizie e amori, abbandoni e gioie.

Allo stesso tempo, se solo ci si pensa, si scopre che la propria biografia è costellata di eventi mitici che la rendono romanzo e racconto, dalle meraviglie e dagli incubi delle prime esperienze alla continua riscrittura del passato che avviene nel tempo, assecondando la crescita della consapevolezza.

Nel corso del laboratorio siamo andati a cercare la sorgente dell'ispirazione in questi luoghi ed eventi, che chiamiamo mitici proprio nel rispetto dell'etimologia e quindi per la loro capacità di moltiplicare storie e racconti.
A partire dalle foto dell'archivio del Circolo Fotografico, ho invitato tutti ad individuare dieci luoghi importanti per Cavezzo e per la propria storia personale, intorno ai quali abbiamo creato con gli strumenti del teatro: parola, canto, suoni, luci, movimento.

Accanto alla ricerca di immagini è cominciato un percorso fatto di salti avanti e indietro nel tempo, alla ricerca di ricordi, sogni, intuizioni, visioni di personaggi indimenticabili che potessero diventare un testo unico per tutti i partecipanti. I ricordi e il patrimonio di ognuno sono diventati la storia di tutti. Ci siamo trovati ad essere una comunità. Con sollievo e divertimento abbiamo abbandonato la paura di essere derubati o invasi per perderci nelle individualità e nelle vite degli altri.

Abbiamo cominciato a tessere una storia fantastica del luogo nel quale viviamo e delle sue molte anime e possibilità attraverso una magica miscela di ricordi personali, storie vere ed inventate, sogni, lettere, appunti, riflessioni, vecchie e nuove foto.

La storia fantastica di Cavezzo è anche dare forma al desiderio di come vorremmo che fosse, il disegno di un'utopia da raccontare al resto del mondo.

I materiali documentari audio-video
È prevista la partecipazione di una persona che riprenda e registri alcuni passaggi del laboratorio, della prova aperta e di fasi intermedie di conoscenza e preparazione del lavoro stesso, sia per realizzare un materiale documentario di questa esperienza, sia per raccogliere materiali audio all'interno del laboratorio e fuori che contribuiscano a creare la drammaturgia sonora della prova aperta. Questi materiali costituirebbero la base sia per la realizzazione di un documento video che per la costruzione di una biblioteca sonora.

La prova aperta
A questo punto, la prova aperta sarà l'ultimo salto necessario per una trasformazione che diventi racconto anche per chi vorrà ascoltare. Visto che ogni luogo può diventare teatro, passando attraverso le necessarie trasformazioni, diventerà parte importante del lavoro, condivisa perché sia del tutto compresa, anche la scelta del luogo, dell'orario, della luce, della qualità del suono.

Diventerà del tutto evidente quanto già affrontato nel lavoro precedente: ogni elemento della macchina teatro è drammaturgia, ogni scelta tecnica sarà parte del racconto.